San Giuseppe da Copertino nella sua infanzia non aveva potuto studiare molto, sia per una malattia che lo costrinse a letto per 4 anni, sia per la povertà della famiglia che lo costrinse presto a trovare lavoro. Dopo essere entrato come frate nel Convento della Grottela iniziò da solo ad approfondire gli studi, fino a provare a supere gli esami al Sacerdozio. I sacri canoni non permettevano di accedervi senza un necessario previo esame. Il candidato doveva leggere, cantare e spiegare un brano dell’evangeliario. Fra Giuseppe, col suo scarso latino, era pieno di paura. Si raccomandò alla Vergine della Grottella e imparò a puntino il vangelo più breve dell’anno. Quando il vescovo aprì il libro, i suoi occhi scoprirono proprio quel brano: la donna che grida "Beato il ventre che ti ha portato” e Gesù che risponde "Beato piuttosto chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica”. Rimaneva ora l’esame più difficile, quello per il sacerdozio. A rendere la cosa più complicata fu notizia che a svolgere l’esame sarebbe stato il temuto vescovo di Castro, Giambattista Deti. Passò la notte in trepida preghiera nella chiesa dedicata a santa Maria degli Angeli. Proprio durante gli esami, arrivò al prelato un plico della massima importanza. Erano le buone notizie di una promozione e per la contentezza il prelato fece sospendere gli esami, e così fra Giuseppe ebbe provvidenzialmente abbonato il difficile esame.
Dopo questi fatti non è difficile capire perché San Giuseppe sia stato proclamato patrono degli studenti e degli esaminadi, egli che sperimentò in maniera così palese "il tocco della Provvidenza” di fronte al "tribunale” degli esami.
Questa evozione al Santo inizialmente è risultata ristretta agli studenti legati alla famiglia Francescana. Ma dopo la pubblicazione di un opuscoletto (Novena per ottenere felici gli esami), scritto dall'abate parigino D. Fontane nel 1897 e tradotto in italiano da Padre Antonio Rocchetti nel 1900, la pratica cominciò a diffondersi un po' ovunque nel mondo e molti Pontefici hanno continuato a proporlo come modello di santità, soprattutto tra i giovani.